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Novellara, Reggio Emilia
Vai dunque laggiù?
Come sarai lontano.
Lontano da dove?
(Antoine de Saint-Exupery)
DROM
festa del nomadismo, delle migrazioni, delle transumanze
Novellara
13 febbraio 2002
Teatro della Rocca
ore 18.30
DIBATTITO
parteciperanno studiosi di scienze umane, sociali ed operatori culturali
introduce:
Marco Ruini
assessore alla Cultura del comune di Novellara
sono stati invitati:
Duccio Canestrini
antropologo e scrittore
Mimma Pallavicini
giornalista e fondatrice di "Netro in movimento"
associazione per la valorizzazione della pastorizia
Fernanda Pivano
scrittrice e americanista
Don Daniele Simonazzi
Opera Nomadi di Reggio Emilia
esperto di cinema
ore 20.30
NUTRIMENTI DEI VIANDANTI
degustazioni di passaggio, cucina nomade e cibi di strada
ore 21.00
SPETTACOLO MUSICALE
Ivan Cali e Fabio Tricomi
Taraf de la Metropulitana
Paolo Simonazzi e i Desperanto Quintet
PROGETTO
Vitaliano Biondi
ORGANIZZAZIONE
Assessorato alla Cultura di Novellara
Introduzione
Nel 1936, in occasione dei giochi olimpici di Berlino, Hitler dichiara che la "città va ripulita
Nello stesso anno il professor Robert Ritter e la sua assistente Eva Justin cominciano gli esperimenti sugli zingari per verificarne la presunta nocività. Si calcola che mezzo milione di Rom e Sinti morirono nei campi di sterminio nazisti. Nel 1936, i nazisti definirono gli zingari "Asozial", "asociali", e ancora oggi, per molti, essi non fanno parte della "società civile". In un mondo sempre più caratterizzato dalla libera circolazione delle merci e dei capitali, ma non dalla libera circolazione delle donne e degli uomini, le frontiere nazionali ritornano ad essere muri invalicabili per chi, sfuggendo da persecuzioni o da situazioni di povertà e sfruttamento "osa" bussare alle porte della ricca Europa.
Temi che verranno trattati
SINTI E ROM: UNA PRESENZA ANTICA SUL SUOLO ITALIANO Correva l’anno 1422 quando a Bologna giunsero almeno cento persone comandate da un sedicente Duca Andrea d’Egitto. Si tratta del primo "avvistamento" intorno al quale esiste una testimonianza scritta, ma sicuramente la presenza di Zingari in Italia è antecedente di almeno 100-150 anni a tale. Verso gli anni 1470-1485 dei Conti del Piccolo Egitto circolavano muniti di passaporti del Signore di Carpi, nella regione di Modena. Da queste prime migrazioni, che si collocano tra il XIII ed il XV secolo, discendono le popolazioni zingare che ancora oggi abitano molte delle regioni italiane. Si tratta dei Rom, che vivono prevalentemente nelle regioni del sud e del centro Italia e dei Sinti, tradizionalmente presenti nel nord Italia. In linea di massima i Sinti conducono una vita seminomade mentre i Rom sono prevalentemente sedentari. E’ difficile per tutte queste popolazioni parlare oggi di nomadismo anche se tuttavia esso permane in modo nascosto, sublimato, tale da non apparire agli occhi di chi guarda a questa realtàin modo attento. Il nomadismo implica modi di vita, valori, orientamenti, in primo luogo la concezione e l'organizzazione stessa del tempo e dello spazio, talmente diversi da quelli delle società occidentali industrializzate che spesso ne risultano due linguaggi tra loro incomprensibili, al punto da ostacolare una piena partecipazione a molte delle attività che costituiscono la vita sociale (frequenza scolastica regolare, attività lavorativa stabile, ecc.). Attività un tempo redditizie quali il commercio ed i mestieri artigianali, così come attività collaterali praticate dalle donne, quali ad esempio la chiromanzia o la vendita di chincaglierie ed articoli di merceria a domicilio, erano pianificate da costanti spostamenti sul territorio. La loro scomparsa è stata spesso sostituita da forme di accattonaggio slegato da ogni forma di nomadismo o, peggio ancora, da un incremento di attività illecite favorite dallo stato di necessità e dal contatto con le fasce sociali più emarginate della società non zingara. Malgrado le apparenze, e a differenza di quanto è avvenuto per tutte le altre civiltà, è da ritenersi che per gli Zingari la sedentarietà non sempre rappresenti uno stadio successivo a quello del nomadismo.. Senza il continuo adattamento ai cambiamenti l’identità zingara non sarebbe sopravvissuta e forse, quello che può apparire come un cedimento all’assimilazione, potrebbe in realtà costituire l’unica strada possibile per giungere ad una integrazione che consenta alla cultura zingara di sopravvivere.
I NUOVI VAGABONDI L'universo virtuale telematico è sempre più gremito di cybernauti. Molti, partiti per un giro di esplorazione, vagano insonni nei labirinti sfruttando ogni momento libero per un viaggio nel cyberpazio, sottraendo tempo al sonno, agli affetti e, potendo, al lavoro. Chi sono questi forzati dello spazio, novelli Werther che, spinti dal tormento dell'anima, si sono imbarcati in un viaggio, senza meta?
IL TURISMO La possibilità di spostarsi e di conoscere luoghi diversi è un fenomeno mondiale, gestito dalla maggiore industria del pianeta; ma è anche specchio di un bisogno collettivo insopprimibile. È una pulsione che caratterizza la qualità della vita, a cui non si può rinunciare. Tuttavia il turismo, per le modalità con cui è cresciuto e per la deregolamentazione dei suoi grandi flussi, in molti casi ha prodotto conseguenze negative. L'impatto sull'equilibrio naturale, sugli assetti sociali e sulle tradizioni culturali dei Paesi ospitanti spesso produce effetti deleteri. La natura, le tradizioni, le culture umane, i beni culturali sono risorse non rinnovabili cui non si può attingere indefinitamente.
BEAT GENERATION Forse l'errore è stato chiamarla beat generation: ai tempi che Kerouac mise in moto tutta questa baracca era soprattutto una go generation. Dove andassero non lo sapevano di certo, quei dolci insopportabili patetici insolenti hipsters dal volto d'angelo che zigzagavano per gli Stati Uniti noi più, in cerca di altri amici con cui andare, dove, chi lo sa, ma andare. (...)
Duccio Canestrini, antropologo (1956), ha viaggiato da inviato della rivista "Airone" in tutti i continenti. Ha realizzato documentari per la Rai, ha insegnato Antropologia del turismo, ha scritto per il teatro. In volume ha pubblicato: La salamandra (Rizzoli 1985), Turistario (Baldini & Castoldi 1993), Il supplizio dei tritoni (Baldini & Castoldi 1994), Turpi Tropici (Zelig 1997), Trofei di viaggio (Boringhieri, 2001), Andare a quel paese (Feltrinelli Traveller, 2001).
FERNANDA PIVANO
Fernanda Pivano, figura di grande rilievo nella scena culturale italiana soprattutto per il suo contributo alla divulgazione della letteratura americana in Italia. Nel 1943, sotto la guida di Cesare Pavese, traduce l'antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters ed in seguito opere di Faulkner, Hemingway, Fitzgerald, Anderson, Gertrude Stein; a quasi tutte le traduzioni ha proposto lunghi saggi critici.
Rilevante la sua attività di talent scout editoriale per aver suggerito la pubblicazione delle opere di scrittori contemporanei più significativi d'America, da Richard Wright, ai protagonisti della beat generation come Ginsberg, Kerouac, Burroughs, Ferlinghetti, Corso, agli autori dell'ultima generazione come McInerney, Levitt, Ellis. Tra le sue opere si possono ricordare "La balena bianca", "America rossa e nera", "Beat Hippie Yippie", "Mostri degli Anni Venti", "C'era una volta un beat", "L'altra America degli anni sessanta",, "Intervista a Bukowski", "Biografia di Hemingway", "Cos'è più la virtù", "La mia kasbah", "Altri amici", "Album americano", "Viaggio americano".
DUO TRICOMI- CALÌ
Fabio Tricomi: tammureddu, marranzanu; Ivan Calì: ciaramedda
Fabio Tricomi fin da giovanissimo si interessa alla tradizione musicale siciliana attraverso lo studio di strumenti arcaici: scacciapensieri, tamburello, flauto di canna, zampogna e
contemporaneamente si dedica a chitarra classica, strumenti a pizzico più antichi (liuti) e strumenti ad arco medioevali (viella, lira). Suona da solista e in gruppo nei più affermati ensemble e
nelle più importanti rassegne di musica antica del mondo, incidendo con molte case discografiche. All'attività di concertista affianca quella etnomusicologica e di insegnante di strumenti antichi e
tradizionali, alla Scuola Popolare di Musica Ivan Illich di Bologna e in stages in Italia e all'estero. Ivan Calì: segue da piccolo gli insegnamenti del nonno Angelo D'Agostino, "Ciaramiddaru" di
Castelmola, apprendendo così stile e repertorio tradizionale (Sicilia). A 18 anni vince il primo premio "Zampogna d'oro" al festival di Erice e nel 2000 tiene uno stages sulla ciaramedda e sul ballo
pastorale presso la Scuola Popolare di Musica Ivan Illich di Bologna. Svolge attività di pastore sui Monti Peloritani con profonda conoscenza di tutti gli aspetti della cultura pastorale.
TARAF DA METROPULITANA
Adrian Bilteanu: violino; Marian Serban: cymbalon; Albert Mihai: fisarmonica; Petrika Namol: contrabbasso a tre corde. Taraf da Metropulitana, virtuosi di violino, fisarmonica, cymbalon, bassogardon e altri strumenti, recentissima formazione, arrivati da pochissimo in Italia con il loro ricco repertorio di melodie tradizionali del cuore dei Carpazi. Come spesso accade, questi 'sconosciuti' risultano abili musicisti; hanno collaborato con i più grandi artisti dell'est europa e partecipato a numerosi festival. Catapultati dai matrimoni e dalle feste tradizionali dell'Oltenia direttamente nel ventre delle grandi città europee, alternano a doine e sirbe tradizionali rumene anche canzoni napoletane, tarantelle e "standard internazionali".
Finisterre - via Rotabile 66 - 04023 Formia LT- tel./fax 065940685 cell. 3386263549 - finisterre@iol.it www.finisterre.it
PAOLO SIMONAZZI E I DESPERANTO QUINTET
Paolo Simonazzi: ghironda, organetto; Filippo Chieli: viola, violino; Umberto Fabi: canto; Patrick Novara: cornamusa, clarinetto, flauti, oboe; Emanuele Reverberi: violino
Il progetto musicale di Desperanto Quintet ricerca nel canto tradizionale emiliano e nelle tradizioni musicali europee (Italia, Francia, Isole Britanniche) un suono originario ed antico che affianca a nuove composizioni. Paolo Simonazzi: dopo brevi studi di chitarra classica, entra nel mondo della musica tradizionale, partecipando annualmente al Rencontre des Luthiers et Maitre sonneurs di Saint-Chartier (Festival Internazionale di musiche e danze tradizionali). Fonda e dirige La Piva dal Carnér, dove suona l'organetto diatonico e la ghironda, strumento francese di origine medioevale. Ha inciso due CD di ricerca e riproposta delle tradizioni emiliane con ampi riconoscimenti di critica e pubblico in italia ed all'estero. Ha collaborato con artisti italiani come CCCP, Gang ed altri. Ha fondato il gruppo Desperanto Quintet che affianca al repertorio tradizionale composizioni originali.