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NELL'ORTO CON L'ARIOSTO

REGGIO EMILIA

L’Orto dell’Ariosto

Con il fine di valorizzare il legame tra ambienti naturali e letteratura sono stati istituiti, in diverse regioni italiane,  parchi letterari e culturali. Aree di territorio nelle quali è possibile compiere itinerari attraverso i luoghi celebrati dai nostri più grandi autori, romanzieri e poeti, seguendo gli scenari e le suggestioni da cui questi trassero ispirazione.

E’ nato così , nel 2007 il PAB “Parco culturale dell’Ariosto e del Boiardo”.  Un progetto , (…..) voluto dalla Provincia di Reggio Emilia, in collaborazione con i Comuni di Reggio Emilia, Scandiano, Canossa e Albinea e con il sostegno della Regione Emilia Romagna,

sotto l’alto patronato della Presidenza della Repubblica e con il patrocinio del Ministero per i Beni e le attività culturali. Un Parco ideale e al contempo concreto, materiale, fattuale, per interconnettere i luoghi della provincia reggiana che vantano legami con la vita e l’opera dei due autori dell’Orlando innamorato e dell’Orlando furioso, riunendoli

virtualmente in un unico ampio spazio mentale. Così che quel genius loci di cui ancora la fisicità dei luoghi è impregnata possa rianimarsi e trovare vigore.

I luoghi inseriti nel PAB sono: Case Malaguzzi – Reggio Emilia, Parco di Cittadella (Oggi Giardini Pubblici) – Reggio Emilia, Il Mauriziano – loc. San Maurizio – Reggio Emilia, La Rocca – Scandiano, Il Tresinaro – Scandiano, Villa Torricella – Ventoso di Scandiano, Chiesa di S.Maria dell’Uliveto – Montericco di Albinea, Monte Jaco -Albinea, Il Castello di Matilde – Canossa.

Il tuo Maurician sempre vagheggio,

la bella stanza, il Rodano vicino,

da le Naiade amato ombroso seggio,

il lucido vivaio, onde il giardino

si cinge intorno, il fresco rio che corre

rigando l’erbe, ove poi fa il molino…”

Satira IV (vv. 118-123)

Al Mauriziano, i versi del Poeta creano un paesaggio concreto, reale, molto presente agli occhi e al cuore di chi scrive, invitante alla serenità e alla pace.

I documenti dell’archivio della famiglia Malaguzzi, conservati nell’Archivio di Stato di Reggio Emilia, ricordano, tra l’altro, proprio il mulino azionato dalle acque del torrente Rodano e la peschiera. Il territorio che circonda il Mauriziano è dunque ricco di elementi naturali e rimangono ancora i segni dell’antico assetto, incentrato particolarmente intorno al Rodano e al rio Ariolo, che fiancheggia il Mauriziano . Nel loro complesso queste aree, in un unico con il Mauriziano, rappresentano un laboratorio a cielo aperto per l’animazione ambientale e gli studi didattici .

Sia la precedente che l’attuale amministrazione hanno istituito dei Gruppi di Lavoro

allo scopo di valorizzare e rivitalizzare l’intera zona e renderle quella importanza, per storia e cultura, che le spetta. In particolare la casa colonica, (abitata da una famiglia di agricoltori fino al 1985) si può prestare a sviluppare attività ed esperienze di educazione ambientale e di educazione alla creatività.

Per questo ero stato incaricato dalla Amministrazione Comunale di Reggio Emilia di stilare un progetto di massima. Il progetto, redatto assieme a Giovanna Boiardi e Daniela Mordacci  , ristrutturava filologicamente l’edificio rispettando la tipologia tipica delle case coloniche reggiane e  ne individuava nuovi usi. Spazi per attività didattiche rivolte ai bambini e ragazzi, spazi aperti alle famiglie e ai cittadini.

Un luogo dove potrebbero essere esemplificate e messe in opera varie metodologie di risparmio energetico, quali pannelli solari e fotovoltaici, centralina idroelettrica, per la produzione di acqua calda e luce, forni solari per la cottura dei cibi.

Ma tornando all’Ariosto,  nella satira III che l’autore invia al cugino Annibale Malaguzzi ci colpisce una citazione ,una nota domestica:

 In casa mia, mi sa meglio una rapa

Ch’io cuoca, et cotta s’un stecco me inforco

Et mondo et spargo poi di acetto et sapa

Che all’altrui mensa tordo starna o porco

Selvaggio, et così sotto una vil coltre

Come di seta o d’oro ben mi corco.”

E’ probabilmente ricordando quella rapa che da tre anni  il Gabbiano organizza nel mese di maggio: ” Nell’orto con l’Ariosto”, sagra degli orti, delle erbe dei campi, delle erbe officinali e delle erbarie; festa degli asini e del turismo lento; mostra mercato di prodotti eno-gastronomici biologici tipici e dimenticati.Una festa per salutare l’arrivo della primavera. Una festa dell’attesa. Una festa che aspettando, si realizzi la fattoria di animazione punta almeno a zappare un orto, un orto come poteva presentarsi al tempo dell’Ariosto, una sorta di archeologia arborea con le antiche varietà che popolavano gli orti di Europa prima della scoperta dell’America . Ed assieme un altro orto didattico dove imparare a fare da sé le sementi dei propri ortaggi e cereali  come era ancora pratica comune e diffusa prima degli anni 1950. Quel saper fare e, con esso, il potere dei contadini sulla produzione e riproduzione del proprio cibo e dei propri prodotti che è venuto a meno nel giro di trent’anni. Basta davvero il silenzio di una generazione perché la memoria sociale si interrompa e la trama della cultura cominci a sfilacciarsi. Un’orto biologico , un grande laboratorio all’aperto che non richiede però grandi spazi, costose tecnologie ed insostenibili risorse finanziarie; un laboratorio verde che nasce giorno dopo giorno dal lavoro della gente, dove ogni gesto può essere fonte di riflessioni, ricerche e sperimentazioni : dalla lavorazione del terreno alla semina, dalla concimazione alla pacciamatura, dalla raccolta dei frutti al loro ritorno alla terra come nuovo concime.

Vitaliano Biondi, architetto, curatore del PAB, Parco Culturale dell’Ariosto e del Boiardo

 

 
 
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