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IRENE

Quattro Castella, Reggio Emilia

"Dei morti alle Termopili bello il destino, altare la tomba...", così Simonide nel celebre encomio. Questi versi ci danno anche il senso della distanza che ci separa da quel mondo, e maggiormente ce la darebbe, se esistesse, la tomba stessa.

Pensare un monumento oggi significa rivisitare criticamente un luogo consolidato del nostro sentire, sia estetico che civile.

Ma questa familiarità non impedisce di cogliere la sostanziale storicità dei tipi monumentali che ornano le nostre piazze, e di avvertirli, nella grande maggioranza dei casi, come inesorabilmente datati.

Il perché della maggiore obsolescenza di alcuni moduli culturali é com­plesso a spiegarsi intrecciandosi esso a innumerevoli fattori, ma il dato rimane: la città moderna tende a respingere ed emarginare il monu­mento, a ignorarlo e rimuoverlo dal proprio vissuto. La città moderna, infatti, percepisce e gode lo spazio come tale, in una estetica impene­trabile ad ogni qualità fantastica o emozionale e, quindi , ad ogni comu­nicazione fondata su fatti narrativi simbolici.

Come dire che essa rifiuta tutti gli elementi costitutivi del monumento tradizionale, dove il ricordo di fatti, persone, valori era tutto affidato alla suggestione del simbolo e della retorica, anche nobilmente intesa.Oppure si potrebbe anche dire che la città moderna é troppo scaltrita e raffinata per rispondere ad un messaggio arcaico e statico, laddove è percorsa e bombardata da ben più sottili e complesse sollecitazioni. A questo punto sorge legittima la domanda: ha senso un monumento oggi? Se si tratta di un mausoleo muto ed inerte con funzioni retorico-decorative, la risposta crediamo sia no; può diventare affermativa quando si pensi a qualcosa di duttile, multimediale, con valenze e significati affatto diversi da quelli soliti: oggi i leoni delle Termopili vanno pensati diversamente da allora. Come pure i partigiani della Resistenza. Abbiamo pensato, se possibile, a qualcosa di vivo e dinamico, ad un monumento macchina, produttore di opere multiple sempre diverse e rinnovabili, da collocarsi nella piazza di Quattro Castella, non "per vedere l'effetto che fa", ma perchè viva con la gente e la gente lo utilizzi.

 

Si tratta di un monumento-macchina al cui interno è collocato un torchio che trasferisce, a secco, su di un foglio di carta, il disegno di un noto artista contemporaneo sul tema della pace.

Dal disegno vengono ricavati dei punzoni che, collocati all’interno del monumento-macchina, produrranno dei multipli d’arte a disposizione di tutti.

Il 25 Aprile di ogni anno i punzoni verranno sostituiti quando, un altro artista, invierà al comune un nuovo disegno.

 

Si può tranquillamente sostenere che il maggior pregio del monumento-macchina sta in qualcosa che non è prevedibile o quantificabile a priori, e cioè nel suo potenziale di mobilitazione della cittadinanza, intesa sia come individui che come enti o associazioni.

C'è la presunzione, in sostanza, di una realtà sociale e culturale, vivace ed attenta, sensibile e sollecita.

Va da sè che questo ne è anche il limite, qualora questa realtà partecipe dovesse venir meno, ma ci é parso giusto, e doveroso, raccogliere questa implicita scommessa.

 

 

Irene è un monumento-macchina che produce opere d’arte multiple.

Chiunque potrà procurarsele.

Basta introdurre nell’apposita fessura del monumento un foglio di carta da disegno ed imprimere al disco una rotazione.

Grazie al torchio celato nell’interno sono uscite anno dopo anno le opere di:

Omar Galliani,

Luigi Ontani,

Vettor Pisani,

Stefano Di Stasio,

Fausto Bertasa,

Davide Benati,

Michelangelo Pistoletto,

Wainer Vaccari,

Igor Mitoraj.

Ivan Theimer.

Gerardo Dicrola

Omar Ronda

Luca Maria Patella

 

Non è stato ancora utilizzato il disegno

prodotto per Irene da :

Roberto Barni

Luciano Bartolini

Marco Del Re

Radu Dragomirescu

Luigi Mainolfi

Pino Spagnulo

 

Ogni 25 aprile il monumento sarà al centro di una festa in cui il nuovo artista prescelto incontrerà la cittadinanza e firmerà copie dell’opera.

 

 
 
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